Amara gallina moderna

Dedico questa storia a chi non ha paura di fare sempre nuovi incontri.
A Lamin, Matar, Hamed, Mosul, Amina…

Ed ecco un libro per cimentarsi nella libera narrazione ma con paracadute! Infatti, il testo è ridotto al minimo per lasciare tutto all’illustrazione e alle vostre parole. Il paracadute? È nelle ultime pagine, dove ho inserito il testo da leggere ma… solo una volta e poi via, partenza!

Questa storia nasce da un fortunato incontro con lo scrittore Matar, diventato poi un mio caro amico. Insieme abbiamo immaginato questa favola che parla della vita di un villaggio africano, dei sogni di fuga per una vita migliore e di desideri traditi.

Amara non è solo una gallina di villaggio, è il nostro pregiudizio che continua a vedere in questi giovani immigrati solo degli sprovveduti, da cui non c’é niente da imparare. È un grave errore di superbia.

Amara infatti sceglierà di tornare a casa sua perché si accorgerà di pagare un prezzo troppo alto per abbracciare la modernità: la perdita della sua comunità, un prezzo che in molti casi noi abbiamo già pagato.

Ma non per questo rinuncerà ai suoi sogni, diventando un’importante fashion stylist nel suo villaggio. 

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Testo completo

Questa è la storia di Amara, una gallina che però non voleva fare la gallina.  Abitava a Guereo, in Senegal. Era stata regalata ad una chiassosa signora quando ancora era un piccolo pulcino. Una gallina è un grande regalo: fa le uova, fa nascere i pulcini e razzolando tiene pulito il cortile.
Ma lei non voleva fare la gallina. Amara infatti si sentiva una signora e voleva girare il mondo. La sua padrona allora decise di portarla dal capo del villaggio.
Si chiamava Matar ed era famoso per la sua saggezza e la capacità di leggere nel cuore delle persone. In questo caso di una gallina.
Quando Matar la vide capì subito che non sarebbe stato facile.

– Ti avevo preparato dei chicchi di mais ma oggi non sono contento di te. Le altre galline ti vedono. Sei diventata un cattivo esempio. Mettiti a fare le uova! Sei una gallina Amara! –

La gallina accettò di ritornare a casa con la padrona. Ma dopo pochi giorni, si era messa nuovamente a fare la signora, rubando le sue collane e le sue scarpe eleganti. La gente la vide per strada, la riconobbe e iniziò a parlare male di lei.

– Ma quella è Amara, la gallina della signora infondo alla strada. Ma chi si crede di essere? – Così la padrona decise di riportarla nuovamente da Matar. – Mmm, la gallina è diventata una volpe. Mi dicono che rubi scarpe e collane. Non mi rispondi? Rispetto il tuo silenzio, però le regole sono uguali per tutti. Rimettiti a fare le uova! –  La gallina per la seconda volta obbedì, anche se a malincuore. E se ne tornò a casa con la padrona.

Tutto sembrava essere ritornato a posto. Amara faceva le uova, finché un giorno vide gli occhiali da sole e la boccetta del profumo sul comodino. Non ebbe dubbi. Indossò gli occhiali e rovesciò la boccetta rotolandovi sopra e profumando tutte le sue morbide piume. Sembrava una nuvola. Poi uscì in strada e la gente, sentendo quel profumo e vedendola così conciata iniziò a ridere così forte che qualcuno andò a chiamare la sua padrona. Quando giunse in strada si ritrovò anche lei circondata dalle risate. – Adesso basta, questo è davvero troppo! – prese Amara e si precipitò da Matar. Ma questa volta non tornò a riprenderla. Matar la guardò con occhi severi.

– Sei contenta Amara? Adesso tutte le frecce del villaggio sono nella tua direzione. Per loro, il diavolo ha preso la tua anima trasformandoti in un pollo alla diavola che ruba con gli occhi. – Amara tentò di difendersi, ma venne messa in gabbia. Avrebbe riflettuto sui suoi errori. Ma il capo del villaggio  capì una cosa: forse davvero Amara era una gallina fatta per vivere in città. Così prese un’importante decisione. – La manderò in Europa, così avrà la possibilità di capire cosa desidera veramente. E magari calmerà i suoi bollenti spiriti – 

Viaggiò nascondendosi nel vestito di una signora. Quando mise piede in Europa non credette ai suoi occhi.  Si ritrovò circondata di gambette e piedini che si affrettavano sui marciapiedi. Non ebbe un attimo di esitazione e dalla valigia prese fuori un bel paio di scarpe rubate alla padrona. Ora si sentiva importante.
Poi vide una cosa che nel suo villaggio non aveva mai visto: i negozi. C’erano centinaia di migliaia di negozi pieni di luci, colori e vestiti. Ne vide uno in particolare,  elegante con la vetrina piena di gioielli. Amara riaprì la sua valigia e ne tirò fuori la bella collana della padrona. Poi si specchiò nel vetro. Più avanti vide delle borsette colorate. Riaprì la valigia e ne tirò fuori una borsetta. Com’era bella adesso, tutta luccicante come una vera signora. Più avanti le faceva l’occhiolino un oggetto molto particolare, pieno di tasti. Lo aveva visto spesso tra le mani della padrona. Lo chiamava telefonino. Faceva la magia di fare apparire le  persone più lontane. Guardò dentro la valigia e in un angolo sotto le calze trovò quello della padrona che di nascosto Amara aveva messo in valigia, sicura che in Europa ne avrebbe avuto bisogno. Ohhh come si pavoneggiava ora. Sembrava davvero una moderna gallina di città! E mentre traballava su quei tacchi, impettita come una regina, strillando al telefono e agitando la borsetta, d’un tratto vide sopra di se qualcosa di maestosamente grande, tutto rosso come il fuoco.

C’era scritto SUPERMERCATO. Occupava l’intera parete di un palazzo, e tutti entravano attraverso quei vetri che si aprivano e si chiudevano come inghiottiti da una grande bocca. Decise di entrare anche lei! Grandioso, pensò Amara. Quando le porte si aprirono, apparvero montagne di frutta. Credeva di trovarsi nel paradiso terrestre. Da una parte c’erano montagne di bottigliette colorate e dall’altra invece migliaia di buste con scritte che sembravano contenere pezzi di cielo, o prati fioriti o montagne. E poi ancora muri di sottaceti, patatine, conserve, biscotti, creme, cremine, cremucce e tanti barattoli di mille colori. Nella sua folle corsa andò a sbattere contro un’enorme muro bianco, altissimo e freddo. Amara era incuriosita perché le persone vi infilavano dentro le mani. Scoppiava dalla voglia di scoprire quel mistero. Quindi, si tolse le scarpe e iniziò ad arrampicarsi, ma quando la sua testolina riuscì a guardarci dentro fu colta dal terrore, ahhhhh!

Quella enorme vasca conteneva migliaia di cosce di pollo, ali di pollo, petti ordinatamente sistemati, fettine da tegame, impanate  o in padella, quartini di galline da brodo, zampette, fegatini, insomma, un’orrore!
– Le mie sorelle e i miei fratelli! Che fine orribile! – e cadde rovinosamente a terra.
– È così che trattano le galline in Europa? – disse tremando come una foglia. Amara non ci pensò due volte – È questa la modernità? –

E in quattro e quattr’otto ritornò nella sua Africa, a Guereo. Matar la stava aspettando. – Amara mia Amara. Vedo che sei tornata. Allora, dimmi hai trovato quello che cercavi? –
Amara scoppiò a piangere tra le sue braccia. Non riusciva a trovare le parole per descrivere la sua delusione.  – Quando non sai dove vai, ritorni da dove vieni. Per poco non ci lasciavi le penne. La modernità è bella ma ha un prezzo troppo alto –

– Voglio stare con voi Matar,  povera ma felice anziché ricca ma senza sorelle e fratelli! – Oggi Amara è ancora là, nel suo villaggio ma non ha abbandonato il suo sogno. Infatti è diventata una famosa fashion stylist e ogni giorno tiene lezioni di moda per le signore.       

Crediti audiolibro

Realizzazione audio di Alberto Pizzi.
BRANI: SaReGaMa, Bliss (7 Tines Kalimba); Löhstana David, Elle avait pas les yeux noirs; Youssouf Karembe, Les enfants au clair de lune.

Questa favola è gratuita. 

La puoi scaricare, stampare, ritagliare, proiettare, animare ma soprattutto diffondere.

Per consentire tutte queste interazioni ho scelto di rilasciarla sotto licenza Creative Commons  e diffonderla su Youtube come audiolibro.

La storia di Amara è nata in occasione di un laboratorio per ragazzi
dedicato alle stoffe wax ed alle loro decorazioni.

Sei curioso?